Per molti imprenditori la vita sta diventando difficile: ogni giorno occorre affrontare una serie di pressioni provenienti dai mercati, dai competitor e dai dipendenti dell’impresa. Una delle principali criticità delle organizzazioni moderne è l’incertezza che esiste innanzitutto a livello economico.
Il lavoro si esprime in larga parte in maniera molto variegata e con volubilità e richiede versatilità, imprenditorialità e capacità di reinventarsi. La velocità del progresso tecnologico accentua il processo di invecchiamento delle risorse sia tecniche che umane e lascia indietro chi non è in grado di tenere il passo con l’innovazione. La non prevedibilità dei mercati in generale, che richiedono competenza ma anche prezzo competitivo e know-how, fa vivere in un costante stato d’animo di incertezza, facendo emergere ansie e paure.
Quando si manifesta questa incertezza , sia nell’ambito interno alla persona sia in quello esterno, la mission e gli obiettivi dell’azienda diventano confusi e l’azienda stessa rischia di essere scossa da dinamiche emozionali dell’imprenditore, consce e inconsce, che costituiscono l’organizzazione nascosta, ovvero quella dimensione sommersa e meno razionale che si cela dietro la quotidianità della vita lavorativa. Questo atteggiamento genera frustrazione e ansia.
Nella mia professione spesso avverto che, alla base di una problematica aziendale, il motivo principale è che lo stesso imprenditore continua ad operare nel solito contesto di sempre pur avvertendo che non è la strada giusta.
I motivi possono essere i più svariati:
Nell’esercitare la mia figura di consulente, mi sono accorto che il cliente richiede una risposta ad un suo problema, non essendo consapevole della vera problematica che spesso è rappresentata dalle sue convinzioni, il suo ambiente, la sua impostazione.
A seguito della consulenza fornita, nonostante la volontà di voler applicare i cambiamenti e le modifiche concordate, a distanza di tempo l’andamento aziendale riprende il solito vecchio flusso, ricreando l’ambiente che aveva richiesto l’intervento di una consulenza. Mi sono chiesto:
possibile che nonostante dei consigli, ritenuti oggettivamente corretti, l’imprenditore non riesca a conseguire risultati di lungo periodo? Mi sono dato una risposta: IL PROBLEMA E’ DENTRO DI LUI.
Occorre che a cambiare sia in primis l’imprenditore, che attraverso un percorso di consapevolezza e autodeterminazione, possa procedere ad un nuovo allineamento della sua persona, e con piani d’azioni mirati e autodeterminati, procedere allo sviluppo e al miglioramento delle sue potenzialità. Se non si effettua un cambiamento si rischia di restare immobilizzati con l’eventualità di scomparire.
Se un imprenditore, riesce ad avvisare un cambiamento, o che il suo business sta “invecchiando”, deve sconfiggere la paura di esso. Il modo migliore per gestire i cambiamenti è anticiparli; se si avvertono quelli piccoli in corso, sarà più facile gestire anche quelli più grossi quando arriveranno. Il cambiamento non è sinonimo di paura, ma anzi potrebbe rappresentare un nuovo obiettivo più stimolante del precedente, un’opportunità per migliorare. L’avvertire una nuova strada porta con sé un senso di libertà ed entusiasmo, così da poter dire:
“l’avessi fatto prima!”.
La più grossa resistenza al cambiamento non è l’ambiente o il mercato o altro, ma risiede nell’imprenditore. Nulla può migliorare se non faccio nulla per cambiare.
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